
Il tartufo è una delle eccellenze culinarie della nostra Regione, nonché una ricchezza naturale che cresce spontaneamente in tutto il territorio. Sia che sia un bianco pregiato, o un nero invernale o più comunemente uno “scorzone “ (tartufo nero estivo), il suo profumo inconfondibile e il suo gusto prelibato, sono in grado di rendere qualunque piatto straordinario e capace di soddisfare i palati più esigenti.
Tuttavia molti non amano portarlo in tavola proprio per il timore di non saperlo cucinare e di sbagliarne gli abbinamenti.
Vi sveliamo un po’ di trucchi e sfatiamo un po’ di miti.
Il tartufo è costoso.
Vero ma lo è altrettanto il fatto che ne occorre pochissimo per dare sapore a un semplice piatto e una piccola grattata con olio a crudo, nobilita anche un piatto di pasta bianca.
Il tartufo per essere di ottima qualità deve essere duro.
Vero, non acquistate tartufi morbidi o addirittura gommosi. Fatevi guidare dall’olfatto e affidatevi ad un commerciante di fiducia per evitare brutte sorprese al momento del taglio.
Il tartufo si può congelare o conservare in sottovuoto.
Falso o per lo meno sconsigliabile ed il rischio è quello di ritrovarsi con un prodotto gommoso e di scarsa qualità tra le mani, per lo più inutilizzabile. Consumare il tartufo fresco è la migliore soluzione, in alternativa potrete conservarlo in frigorifero in un contenitore di vetro ripieno di riso.
Il tartufo va pulito solo al momento in cui viene cucinato.
Vero. Per pulirlo correttamente, usare uno spazzolino da manicure leggermente inumidito ed asciugatelo bene con carta assorbente prima di cucinarlo.
Detto questo vi do un consiglio del tutto personale ma sperimentato sul campo, più e più volte, nel cucinare un piatto a base di tartufo, non abbondate ne nella quantità ne nei sapori, e evitate tutti gli altri condimenti che potrebbero camuffarne l’aroma (formaggio, panna, funghi).
Il tartufo e’ un dono della terra, consumatelo così, come appena raccolto, un piatto di pasta al dente e un filo d’olio faranno il resto.