
Arrivate alla 39ima settimana nelle gravidanze fisiologiche o prima se c’è rischio di un parto anticipato, molte le mamme si sottopongono ad un appuntamento poco divertente ma molto importante: la cardiotocografia o analisi della frequenza cardiaca fetale, meglio nota come i monitoraggio o tracciato.
In che cosa consiste questa analisi e perchè è importante farla?
Innanzitutto è un’analisi non invasiva, completamente indolore che, attraverso uno strumento ad ultrasuoni (il cardiotocografo, appunto), permette di monitorare le variazioni del battito fetale nell’arco di trentra minuti. Normalmente le pulsazioni per essere nella norma devono oscillare tra 120 e 160 battiti al minuto durante tutta la gravidanza, e sono intorno alle 110 medie alla nascita. Se le pulsazioni sono costanti questo può significare due cose: il bambino sta dormendo oppure c’è sofferenza fetale. Per questo a volte il monitoraggio si protrae per più dei 30 minuti strettamente necessari: si deve aspettare che il piccoletto si svegli, per essere certi che ci sia una sofferenza. L’esame è, infatti, molto sensibile, quindi permette di individuare bene i casi di sofferenza, ma poco specifico, cioè da molti falsi positivi, ed è anche per questo che nelle gravidanze fisiologiche lo si esegue solo al termine e superata la data presunta del parto in modo giornaliero. Durante il monitoraggio, poi, viene anche monitorata la presenza o l’assenza di contrazioni uterine. L’esame non rientra tra quelli soggetti ad esenzione, ma superata la data presunta del parto lo diventa.
L’utilizzo di un esame così semplice può permettere di ridurre la morte perinatale ed è per questo che è così importante.