
La Società Italiana di Neonatologia (SIN) in occasione delle vacanze presenta una lista di utili consigli al fine di poter scegliere in tutta sicurezza il miglior mezzo di trasporto con cui è possibile andare in vacanza anche con un bimbo di poche settimane.
I neonati, contrariamente a ciò che si pensa, possono affrontare ogni tipo di viaggio, facendo la dovuta attenzione certo! A partire dal decimo giorno dal parto, infatti, è possibile effettuare i primi soggiorni fuori casa. Rispetto ai mezzi di trasporto, possono viaggiare in auto, purchè vengano garantite le condizioni climatiche più opportune all’interno dell’abitacolo. È meglio per ciò viaggiare nelle ore meno calde della giornata e posizionare l’auto all’ombra. Mai abusare dell’aria condizionata, ma posizionarla a temperature non molto inferiori a quelle esterne e comunque non inferiori a 22-23 gradi. Fondamentale il rispetto del Codice della Strada. Il neonato deve essere alloggiato nel suo “ovetto”, conforme alla normativa europea, opportunamente fissato al sedile e sempre rispettandone le regole di installazione che, ricordiamo, prevedono l’installazione obbligatoria nel senso contrario alla marcia fino ai 9 chili di peso del bambino. Contrariamente a quanto si pensi, la posizione più sicura per il bambino è il sedile centrale posteriore, più riparato in caso di urto sia frontale che laterale. Nel caso si decida di posizionarla accanto al guidatore è obbligatoria la disattivazione dell’airbag, che potrebbe causare danni molto gravi. Nel caso si scelga di usare la navicella sarà necessario avere anche il relativo kit di fissaggio.
Una soluzione comoda è sicuramente il treno. Qui sarà possibile per la mamma muoversi e passeggiare, oltre ad avere spazio a sufficienza per il passeggino o l’ovetto. Meno consigliato l’aereo per la presenza di stress in caso di sbalzi di temperatura, di pressione, a luce e rumori molesti. Nel caso si scelga comunque di prendere l’aereo, è consigliabile stimolare frequentemente la suzione del piccolo, riducendo in questo modo la possibilità che la chiusura della comunicazione tra faringe e orecchio medio crei depressione atmosferica in quest’ultimo, in particolare durante decollo e atterraggio, e dunque dolore.