IL PANE SOTTO LA NEVE di Vanessa Navicelli

Il pane sotto la neve

Il Pane sotto la neve ve lo abbiamo segnalato il mese scorso per la rubrica Un libro sotto l’albero.

Oggi vogliamo raccontarvelo meglio, anzi vogliamo che sia la stessa autrice a farlo, perché il libro di Vanessa è una perla rara: il primo romanzo di una saga da leggere tutto d’un fiato, di quelli così delicati ma al tempo stesso veri, che, una volta terminato, diventa difficile lasciar andare.

Il Pane sotto la neve è una storia “per la famiglia” e da leggere in famiglia, magari attorno al fuoco o come rito della buona notte, gustando pagina dopo pagina e affezionandosi a tutti i suoi personaggi. Un libro che è pieno di sentimenti e di memoria. Un libro per tutti e che, in un’Italia sempre più debole e con poca speranza, tutti dovrebbero leggere.

IL PANE SOTTO LA NEVE di Vanessa Navicelli

Protagonista indiscussa di questo romanzo è la Serenella. Perché?

Io sono cresciuta in un piccolo paese sulle colline emiliane. La serenella è il fiore della mia infanzia. Mai saputo che il suo nome più forbito fosse “Lillà” (nessuno in campagna lo chiamava così); l’ho scoperto solo da ragazzina. Sembra una pianta delicata e invece sa resistere alle difficoltà, anche da sola e senza cure e la sua presenza rende bene, già di per sé, l’atmosfera delle storie che vi racconterò.

La serenella è il simbolo di un mondo contadino, della famiglia, la primavera dell’anima, ciò che per me è buono e vero di un mondo pulito e schietto come si capisce leggendo le storie della gente nata là, sulle colline al confine tra Emilia e Lombardia, nella terra dove cresce la serenella.”

Il titolo “Il pane sotto la neve” prende spunto da un detto contadino: “Sotto la neve il pane, sotto il gelo la fame”. C’è qualcosa di autobiografico in questo? Non di te ovviamente ma forse dei tuoi nonni?

C’è molto di autobiografico. Forse non in senso stretto (non ho riportato le vicende della mia famiglia, non per filo e per segno almeno), ma tutto quello che ho scritto riguarda in qualche modo me, il mondo in cui sono cresciuta, le persone che ho avuto attorno e anche le storie che ho sentito raccontare. È un mondo che ho amato e amo molto, per questo ho cercato di preservarlo e farlo ricordare o farlo conoscere; mettendolo per iscritto.

I miei nonni (contadini o manovali) e di conseguenza i miei genitori, vengono da un passato di povertà immane. Situazioni che oggi è difficile anche solo immaginare. E riscattarsi, per loro, è stato frutto di grandi sacrifici, lavoro, perseveranza. Io, che pure sono cresciuta in un contesto diversissimo, non me ne sono mai dimenticata. Perché resto – orgogliosamente – figlia di quei tempi. Vengo da loro.

Per questo, il libro (ma in un certo senso l’intera saga) è dedicato alle quattro persone che mi hanno cresciuta e trasmesso quei valori: mio padre, mia madre, mia nonna e la mia prozia.
(Quando la mia prozia e poi mia nonna sono morte, lasciando un vuoto immenso, ho appoggiato loro vicino un rametto di serenella. A loro che l’amavano tanto…)

IL PANE SOTTO LA NEVE – Un assaggio di trama

Noi il libro lo abbiamo letto ma parlandone non vorremmo rivelarne troppo, dacci tu un piccolo assaggio di trama.

È la saga di una famiglia contadina dai primi del Novecento (anzi, per essere precisissimi, dagli ultimi anni dell’Ottocento) fino alla primavera del 1945.

Iniziamo col conoscere due giovani ragazzi contadini (Tino e Cesira) che si fidanzano e si sposano. E li seguiamo nell’arco della loro vita da qui in poi. Quindi li vediamo costruirsi una famiglia e crescere le loro figlie; li seguiamo nel durissimo lavoro in campagna, nei momenti con gli amici, alla messa domenicale e alla recita di Natale in parrocchia; attraversiamo con loro le due guerre mondiali, la lotta di liberazione dal nazifascismo, i fidanzamenti, nuove nascite, le passioni politiche e quelle per Verdi e le passeggiate lungo il Po, e così via.

Impariamo a conoscere la storia della loro famiglia e, sullo sfondo, anche la grande Storia che inevitabilmente li coinvolge tutti. Ripassiamo un po’ le nostre radici, insomma. Perché, anche se in maniere diverse e con sfumature diverse (a seconda delle regioni, del ceto sociale, ecc)… bene o male, veniamo tutti da lì.

La storia di questa famiglia  non è di sicuro facile eppure, nel racconto non manca di certo l’ironia. Come ci sei riuscita? Cosa ti ha guidato e ispirato?

Quello che mi ha guidato più di tutto è l’amore. Un amore assoluto (oltre che immenso rispetto) per la gente che racconto e per quel periodo, segnato da grandissime tragedie, ma anche da un senso di comunità, di legami che oggi si sono in buona parte persi. Quando l’ego individuale non era il centro di tutto, e bastava davvero poco per essere felici.

Tutto quell’amore si è riversato nel racconto e nei personaggi. Convivo con loro da tanti di quegli anni che ormai per me sono amici in carne e ossa. Voglio bene alla famiglia protagonista come fosse la mia. E in un certo senso lo è.

L’umorismo è una componente fondamentale in quello che scrivo, sempre. Qui, poi, volevo che il lettore potesse sentire la vita scorrere come se tutto fosse reale. E nella realtà, ai drammi si alternano momenti di leggerezza, di felicità. Si piange, si ride. La vita è così. E questo romanzo doveva essere l’incarnazione di una vita vera. Questo volevo sentissero i lettori.

La gente di cui racconto era veramente fatta di un’altra tempra. Si rimboccavano le maniche davanti a qualsiasi difficoltà (difficoltà inimmaginabili per noi, oggi) e ricominciavano. Sempre.

E ci tenevo a far sentire anche il tipo di umorismo che gli apparteneva, che è ad esempio quello del protagonista maschile del romanzo, Battistino (detto Tino). Era gente di poche parole, quindi anche le battute erano fulminanti, asciutte, spesso accompagnate da sguardi seri che in un secondo si trasformavano in sorrisi.

[Piccola curiosità: le battute e i modi di dire di Tino sono quasi tutti mutuati da espressioni di mio padre].

Il Pane sotto la neve è il primo romanzo della saga della Serenella. Cosa dobbiamo aspettarci ora?

La saga completa è composta da 7 romanzi (ognuno da poter leggere in maniera autonoma, ma, chiaramente, tutti assieme daranno un quadro maggiormente completo – e io non vedo l’ora di vederlo finito, quel quadro!).

Il prossimo romanzo spero uscirà per Natale 2018. Dovrebbe uscire un volume all’anno.
Ritroveremo la famiglia che abbiamo conosciuto e lo stesso periodo storico, ma vedremo man mano le cose da angolazioni diverse. Seguendo di volta in volta le vicende di un personaggio diverso. Sarà un viaggio nella Storia della prima metà del Novecento e nell’animo umano.

Non è una saga che procede con un ordine cronologico. Ha una struttura più complessa, che ha spesso rischiato di farmi diventar matta! Ma ne valeva la pena…

Eh si Vanessa, ne valeva proprio la pena e siamo qui ad aspettare il prossimo.
A voi lo diciamo di cuore, non lasciatevelo sfuggire.
Il pane sotto la neve, è disponibile su Amazon.

E ricordate che Vanessa è anche un eccellente autrice per bambini: qui vi avevamo parlato di Mina e il Guardalacrima e Un Sottomarino in Paese.

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