LO PSICOLOGO RISPONDE: IL GIOCO E’ UNA COSA SERIA
A tal fine sono particolarmente indicati: – la bambola con il set per vestirla, fare il bagno, fare la pappa; – gli animali (feroci e domestici), i recinti, la stalla; – le macchine e altri mezzi di trasporto con il garage, il lavaggio, il benzinaio; costruzioni di vario tipo; – peluche, marionette o burattini.
E’ importante che il gioco diventi un momento d’incontro tra il bambino e i suoi genitori; per questo è utile che l’adulto osservi la qualità del gioco proposto dal figlio: se è un gioco frettoloso, nel quale le azioni si sostituiscono una all’altra magari anche su giocattoli diversi, o se invece il gioco è più tranquillo e le azioni sono una l’evoluzione dell’altra (ad esempio: il signore porta la macchina al lavaggio e poi a fare benzina).
E’ utile osservare se durante il gioco il bambino cerca la condivisione con l’adulto (ad esempio con lo sguardo) o se, invece, la evita.
E’ ugualmente fonte d’informazioni utili per i genitori osservare come il proprio bambino gioca con i coetanei e la loro reazione al suo modo di giocare: spesso i bambini individuano aspetti di un compagno che gli adulti impiegano molto più tempo a mettere a fuoco (ad esempio la difficoltà a rispettare le regole).
I bambini si abbandonano totalmente al gioco: lasciamoci trascinare da loro per costruire insieme un ponte che si rivelerà molto utile a entrambi più in là, durante l’adolescenza.
Ringraziamo la Dott.ssa Sposito per il suo prezioso contributo e vi ricordiamo che potrete rivolgervi a lei per un sostegno psicologico e come aiuto nell’affrontare tutte le problematiche legate alla genitorialità ma anche all’essere moglie e donna (crisi coniugali, separazioni, rapporti di coppia in generale) e sostegno nei momenti difficili della vita come malattie e lutti, il primo appuntamento ve lo regaliamo noi.
Riceve nel suo studio di Bastia Umbra, Via Majorana n° 11 cell. 3331190535,
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2 Comments
Dr Luca Povoleri
05/10/2014
Articolo interessante. Ci sarebbe da aggiungere la differenza del valore del gioco nelle varie fasi dello sviluppo del bambino. Ogni fase secondo le teorie dello sviluppo corrispondono a differenti tappe cognitive ed emozionali. Senza considerare che ogni gioco è bello se piace. Le teorie del gender hanno valore quando si “suggeriscono” i giochi al bambino impedendogli lo sviluppo di gusti indipendente da quello istituzionalizzato o generato dai genitori (senza però relegare i genitori a una posizione passiva o di paura di “interferire”, che sarebbe l’altro opposto. Il genitore proponga sempre con tranquillità. Il giusto mezzo paga sempre.)
Inoltre io credo che un mix di gioco reale e virtuale non sia tanto dannoso quando presentare rigidamente solo una tipologia di gioco. D’altro canto la rigidità in psicologia é la forma in cui si sviluppano i veri problemi.
Molti giochi virtuali hanno la capacità di generare situazioni di interazioni a una velocità superiore a quella che si sviluppa nel gioco sociale reale. Questo da una parte può portare a un rischio di allontanamento dalla realtà, spersonalizzazione e può fornire una visione distorta del rapporto causa-effetto derivata da una confusione parziale tra reale e virtuale.
D’altro canto a una maggiore velocità apprendono anche i bambini che, familiarizzando rapidamente con la tecnologia, e permettendogli allo stesso tempo di mantenere un ritmo “umano” non di macchina, possono sviluppare competenze e capacità che gli saranno utili nel mondo moderno,
Il vero problema comunque spesso è la differenza di velocità tra il sistema dell’istruzione scolastica e i genitori.
La cosa che mi piace molto di questo articolo é che si incoraggia il genitore a non abbandonare alla parte istituzionale la cura del gioco del figlio, ma essere partecipe e parte attiva di questa forma di comunicazione spesso sottovalutata.
Pensieri nati dalla lettura dell’articolo. Un ringraziamento agli autori!
Un saluto!
Maria Elena
06/10/2014
Grazie per il prezioso contributo, ci piacerebbe approfondire il discorso gioco reale e gioco virtuale per spiegare, e al tempo stesso capire, che non è il mezzo in se per se ad essere pericoloso, ma il suo utilizzo, privo di regole ed estremizzato in molte situazioni. Personalmente posso dire che osservare mio figlio che gioca, è fonte di grande scoperta per me, che riesco a capire più lui e il suo mondo nascosto.